Arianna e Teseo texts
Arianna e Teseo
Chiara Rostoni
Questo lavoro di Iaia Filiberti è un gioco fatato, popolato di colori sgargianti, labirinti magici e figure mitologiche.
Il corpus di immagini di “Arianna e Teseo” é composto da 60 miniature fotografiche (16×16 cm), montate dentro cubi aperti di metallo bianco o nero, dai bordi molto alti. Ed ecco una sorta di wunderkammer, ovvero un luogo dove si dispiega un mondo quasi magico, incantato e meraviglioso che porta l’osservatore ad un immediato ingaggio emotivo e fisico “dentro” l’opera: le pareti profonde delle cornici imprigionano lo sguardo dentro una immaginaria stanza, dove l’occhio si concentra e si perde nella immagine artistica. La meraviglia é in scena e da essa siamo catturati, come quando da bambini, guardando dentro uno stereoscopio, ci sembrava di entrare a far parte del fotogramma ingrandito che scorreva davanti ai nostri occhi.
Iaia Filiberti è l’anima di ogni immagine, ma non è sola. Sta dialogando piacevolmente con oggetti che appartengono alla sua wunderkammer: uno specchio gigante in cui si riflette la sua immagine, un tappeto volante carico di refurtiva, una tappezzeria che si anima intorno al suo corpo, come una tela di ragno, i cui fili diventano una volta cristalli di ghiaccio, un’altra rami psichedelici ed infine alghe di lago. Poi ancora è in compagnia del giovane Kaiser che si sgretola alle sue spalle come se fosse fatto di pixel o , inginocchiata e in posizione d’attesa, aspettando un incontro. Ogni elemento, ogni particolare non è materia inerte, ma prende vita in un’altra forma, viene invaso o si allunga in macchia di colore, in arabesco, si liquefa in materia di sogno. Che cosa sta andando in scena? Gli oggetti e la protagonista sono apparizioni o sono realtà? Non lo vogliamo sapere, vogliamo solo continuare ad assistere allo spettacolo,
e vedere anche oltre, dato che sentiamo che è in atto una metamorfosi, o meglio, percepiamo una dimensione parallela di narrazione.
L’artista è come Arianna che, tenendo in mano il filo di lana, guida Teseo/Spettatore dentro il labirinto; lei detta l’incipit di un racconto, ne rivela lo stile, il lessico e le figure che lo popolano, accompagnando ciascun fruitore a ricostruirlo secondo una propria sintassi emozionale. E come il mito antico era il prodotto di ciò che non era logos, cioè razionalità, ma il frutto di un meraviglioso viaggio di libertà espressiva, così anche i racconti che vanno in scena in queste piccole stanze continuano oltre le pareti dei contenitori metallici e vagano verso immagini di natura, foto psichedeliche di selve dense, dove c’è la possibilità di restare ancorati al suolo seguendo strade intagliate tra le foglie, ma al tempo stesso c’è l’arbitrio di perdersi di nuovo, perché il bosco è di nuovo un locus simbolico della nostra parte irrazionale ed emotiva.
L’artista è spesso accompagnata da un libro, ma è inutile soffermarsi sul titolo e il suo contenuto, poiché non spiegherebbe nulla dello spettacolo a cui assistiamo. Il libro è come se fosse un oggetto transfert, è come un’edera dionisiaca che si aggrappa alla mano dell’artista e la prolunga, diventa parte del suo corpo, e, al tempo stesso, amplifica come un megafono il tacito invito che ci raggiunge e che recita: “Ascolta il mio racconto e vieni con me…” .
L’impronta espressiva di queste miniature è molto forte: i colori sono potenti, alterati fino al punto di allontanare la scena dal reale plausibile e, a volte, di smaterializzarlo. Il punto di partenza di ogni immagine è un ritratto fotografico di Iaia Filiberti, scattato in luoghi definiti che appartengono alla sua biografia, ma una successiva manipolazione digitale, fatta dall’artista con scrupolo artigianale e grande libertà espressiva, consente di trasfigurare tutto in una sorta di sogno ad occhi aperti dove i contorni e le forme reali si sfumano, o si allungano o si arrotondano con consapevolezza pittorica.
Queste wunderkammer aperte ci invitano a un viaggio ed Il destino di questo dolce vagare è quello di abbandonare il filo di lana che ci dirige, esplorando personali scenari, come Teseo decise di fare ma senza alcuna sofferenza né affanno da parte di Arianna.